Testimonianze

"Come medico, credo che la responsabilità sociale faccia parte della nostra missione. Grazie alla Fondazione Franzini Onlus, ho avuto l’opportunità di offrire un intervento chirurgico a un paziente [plastica di ernia inguinale nda] che non si poteva permettere, presso Villa Verde. È stata un’esperienza che ha rafforzato il mio senso di appartenenza a una medicina che mette la persona al centro, al di là di ogni barriera. Ringrazio chi ha reso possibile tutto questo."
— Dott. Federico Biolchini
Chirurgo
"Ho avuto mio padre ricoverato nel reparto di lungodegenza e quando è stato dimesso volevo in qualche modo ringraziare il personale e in particolare il dott. M. per le cure e l’attenzione prestate a mio padre. Vedendo i cartelli in reparto della Fondazione Guido Franzini, ho chiesto informazioni e ho capito che il miglior ringraziamento era consentire ad altri, a chi non se lo poteva permettere, di ricevere la stessa cura, attenzione e delicatezza, che avevamo ricevuto noi. Per questo motivo ho deciso di fare una donazione diretta alla Fondazione."
- Utente anonimo
"Mio fratello Ivan è stato operato e adesso sta bene. Prima non aveva una vita normale perché non riusciva a camminare. Nel nostro paese, Moldavia, non era possibile fare questo tipo di intervento, non ci sono questi apparati moderni e non c’è nessun tipo di garanzia. Adesso sta bene. Prima non riusciva neanche a lavorare e a guadagnare per sé e per mantenere la sua famiglia. Lui non parla per ringraziarvi, però queste cose non si possono descrivere perché è una cosa che noi non avevamo possibilità di fare, con questo aiuto gli avete dato ha un’altra chance, un’altra possibilità di vivere una vita normale."
- Ivan, 30 anni
necessaria protesi in seguito a caduta da piccolo
"Mi ricordo di questo paziente africano, arrivato a Reggio dopo mille lavori, a Reggio lavorava come lavapiatti, ma non vedeva più (era stato licenziato perché rompeva i piatti). Il primo impatto non è stato facile, non parlava la lingua, non si sapeva niente della sua storia clinica. A Villa Verde è stato preso in carico da tutto il gruppo della clinica, siamo riusciti ad operarlo, ha riacquistato la vista, ha ri-iniziato a vivere e ad essere un soggetto attivo nella società."
- Dott. A. Janjani
Oculista
"Cosa mi aspetto per il futuro? Malgrado il periodo turbolento continuo ad avere speranza per il futuro. Ogni volta che incontro le persone per curarle, anche se il primo impatto è difficile, dopo mi sento una persona migliore. Mi ricordo di quella volta che era venuta in ambulatorio una signora africana con due bambini molto turbolenti, che non stavano fermi facevano rumore, disturbando gli altri pazienti in sala d’attesa. Ad un certo punto sono uscito e semplicemente dando loro una cioccolata dalla macchinetta si sono tranquillizzati ed erano così contenti e grati, che hanno commosso tutte le persone presenti in sala d’attesa e dopo erano tutti disposti ad aiutare la signora. Ho detto ad un vescovo mio paziente che tra i miracoli dovremmo aggiungere, oltre al camminare, il vedere, la solidarietà."
- Utente anonimo

VOCI DAL CENTRO PER LA SALUTE DELLA FAMIGLIA STRANIERA

“Sono andata in pensione nel 2018, dopo tanti anni da infermiera. Però sentivo che non era finita lì. Volevo continuare a mettermi a disposizione, e così ho scelto di dedicare due pomeriggi alla settimana a questo Centro. Non era la prima volta che mi occupavo di accoglienza, ma qui ho trovato qualcosa di speciale: un ambiente positivo, collaborativo, dove ognuno fa la sua parte con il cuore. Ricordo in particolare la mia prima esperienza: c’era un ragazzo giovane, con il braccio completamente rovinato dalle torture subite in Nord Africa. Era lì, davanti a me, e io non riuscivo a comunicare come avrei voluto. È stato in quel momento che ho deciso di imparare l’inglese. Sentivo il bisogno di trovare le parole giuste, di entrare in contatto con persone così diverse da me, ma così simili nel bisogno.”
- Emilia
Coordinatrice infermieristica volontaria
“Sono la figlia di una donna che è arrivata in Italia con diverse patologie croniche, tra cui l’asma e il diabete. Quando è arrivata, non sapevamo davvero a chi rivolgerci. Nessuno ci dava indicazioni chiare, e lei non aveva alcun accesso all’assistenza medica. L’unica cosa che siamo riuscite a fare all’inizio è stato andare al pronto soccorso. Poi ci hanno mandate all’ufficio stranieri dell’ospedale. Solo lì ci hanno parlato del Centro. Quando siamo arrivate, è stato come tirare un sospiro di sollievo. Ci hanno accolte, ascoltate, e lei ha potuto finalmente essere seguita, anche dal diabetologo. A volte mi chiedo cosa avremmo fatto se non ci fosse stato questo posto. Davvero, non sapevamo da dove cominciare.”
- Asmaa
Figlia di un'utente e testimone del percorso di accoglienze